Un articolo della Gazzetta del Sud.
lunedì 10 novembre 2014
sabato 8 novembre 2014
giovedì 6 novembre 2014
Porto di Gioia Tauro - Crisi senza fine.
Mentre
i sistemi politici nazionali e regionali si riprogettano per
l'ennesima volta, lo scalo di Gioia Tauro, nel frattempo, rischia di
spegnersi dopo una lunga agonia che ormai dura dal 2010. La crisi che
ha investito lo scalo, perdura e costringe a lunghi mesi di cassa
integrazione i lavoratori. Nonostante ciò, nulla si è fatto per il
rilancio del porto che - giova sempre ricordare - vale il 50% del
PIL privato calabrese e movimenta quasi un terzo del traffico merci
che sbarca nei porti Italiani. Nulla di nulla. Sole promesse
propagandistiche. Per esempio il Governo non ha consentito alle
Autorità Portuali di poter abbattere le tasse di ancoraggio
utilizzando non soltanto le risorse provenienti dal risparmio della
spesa corrente e nello stesso tempo ha emanato provvedimenti che
aumentano tali tributi del 30% per il 2013 e di un ulteriore 15% per
il 2014. La Regione Calabria non ha mantenuto gli impegni economici
assunti, né per la riduzione delle tasse di ancoraggio, né per il
ferro bonus che avrebbe dovuto incoraggiare il trasporto container
su treno. La conseguenza di queste politiche è che le navi faranno
rotta su altri scali dove tali tributi sono irrisori o non esistono e
dove ci sono strutture che consentono la mobilità delle merci via
terra. Purtroppo non esiste una minima programmazione per lo sviluppo
dello scalo, anzi si tenta di demolire ulteriormente Gioia Tauro
estromettendolo dal Piano Nazionale della Logistica, prevedendo nello
Sblocca Italia risorse irrisorie per il potenziamento della ferrovie
al Sud (60 milioni contro i 4.799 destinati al Nord) e quindi per il
trasporto dei containers a mezzo rotaia, consentendo a RFI di
defilarsi dalla gestione del Gateway Ferroviario. In quale direzione,
dunque, si sta indirizzando il porto? In quella che prevederà alla
fine dellutilizzo degli ammortizzatori sociali almeno 350
licenziamenti? Il problema è che tutto il sistema, soprattutto a
Gioia Tauro, non funziona e la chimera della ZES non aiuterà ad
uscire dalla crisi economica che i lavoratori stanno pagando sulla
loro pelle. È necessario, a questo punto, essere pragmatici. Non
possiamo farci abbindolare, non possiamo schierarci per appartenenza
al colore della bandiera, non possiamo continuare a vivere
nellipocrisia, bisogna fare in modo che gli impegni vengono
rispettati e dobbiamo sfruttare anche momento del voto istituzionale.
Saremo attenti agli impegni che assumeranno i candidati a Governatore
e non faremo sconti alla politica populista, vero ed unico problema
di questa triste situazione.
L'ufficio Stampa
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giovedì 16 ottobre 2014
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