La nostra Storia

Nell’ormai lontano 2006, un manipolo di lavoratori, stanchi di assistere alle continue svendite dei propri diritti, trova la forza per reagire di fronte all’ennesima provocazione dei sindacati confederali che, con la solita arroganza mettono la firma su un contratto integrativo non condiviso e bocciato per ben due volte da tutti i lavoratori nelle assemblee sindacali del 18 agosto e del 16 novembre 2006.

E’ a quel punto che partono le prime iniziative spontanee con la raccolta delle firme per tentare di sfiduciare quel sindacato ormai inesistente, perché ha abbandonato la tutela dei lavoratori ed ha favorito gli obiettivi aziendali.
Paura era un vocabolo inesistente nella mente dei portuali, c’era solo rabbia e
voglia di reagire contro quel sistema costruito da quei sindacalisti che per anni con i loro discorsi (dettati sempre dal padrone) ci hanno tenuto all’oscuro dei nostri diritti, imponendoci solo dei doveri che definire assurdi è un complimento.

Alzare la testa (che per molti anni ci hanno fatto tenere sotto la sabbia come gli struzzi), era l’unico modo per tentare di venirne fuori. Pensammo anche che fosse giunto il momento di prendere contatti con altre sigle sindacali che ci potessero rappresentare, un continuo vocio di sigle e movimenti, solo caos e difficoltà , quindi nulla di concreto , fino a quando proprio uno di noi propone di contattare un suo amico fraterno che già in passato, anche a seguito dei dei dati acquisiti ascoltando molti amici portuali che avevano in comune, si ra proposto di entrare nella realtà Gioiese per aiutarci a svegliarci dal coma in cui sembravamo caduti.

Di fronte ad una proposta concreta e pronti ad ascoltare chiunque ci potesse tirare fuori dal baratro in cui eravamo, decidemmo di provarci. Nemmeno il tempo di stringerci la mano che fu subito LOTTA. Si tennero le prime riunioni a Cittanova, Gioia Tauro , Reggio Calabria e nell’area di servizio vicino al porto, non importava dove e come si tenessero le assemblee l’importante era coadiuvare tutte quelle voci in un'unica forza.

Certo c’era molto entusiasmo, ma soprattutto tante difficoltà, “tantissime” se pensiamo il contesto territoriale in cui ci troviamo, se poi aggiungiamo una parte della stampa, la curia, le associazioni ed i politici che remavano contro, le difficoltà aumentavano, ma nonostante ciò noi portuali eravamo determinati a tutto.

Guidati dal allora SULT proseguimmo nella protesta con un primo sciopero di 72 ore, al quale aderì il 97% del personale, tutte le attività del porto erano state bloccate, con le maestranze in assemblea permanente nel piazzale antistante all’ingresso del porto, ore concitate, eravamo soli contro tutti, fino a quando arrivò la convocazione al ministero dei trasporti, sede in cui fu riaperto il CCNL ed il contratto integrativo, che fino a quel momento si dicevano essere chiusi e blindati.

Arrivarono i primi risultati e di conseguenza le prime soddisfazioni dopo anni di buio, le modifiche apportate al contratto non sono certo di poco conto visto che ci hanno fatto riacquistare parte della dignità che ci era stata tolta.
A questo punto della storia i nostri amici ci mettono, anche se di proposito,  avanti ad una dura anche se stimolante realtà: era finito il tempo della delega in bianco, era il momento di assumersi in prima persona la responsabilità di determinare il nostro futuro, in poche parole ci è stato detto che dovevamo diventare sindacalisti di noi stessi. È questa la filosofia del Sindacato Unitario Lavoratori ed è su queste basi che abbiamo costruito il sindacato, partendo dal nostro posto di lavoro per arrivare ad essere protagonisti anche nel territorio.

Le battaglie fatte, infatti, non hanno interessato solo il contesto lavorativo,   visto che a poche centinaia di metri stava per essere ultimato un mega inceneritore, che rilasciando nell’area grossi quantitativi di diossina metteva a rischio la salute dei cittadini della piana e quella degli stessi operai portuali.
Anche in questa occasione abbiamo dimostrato tanta determinazione e voglia di lottare, era il 22 Dicembre 2007 quando vennero consumate 24 ore di sciopero proclamate dal coordinamento portuale SUL a salvaguardia della salute.

L ’80% delle maestranze aderirono alla protesta e ancora una volta ci ritrovavamo a dover subire una pioggia di ingiuriosi attacchi da parte dei politici e sindacati confederali, per la proclamazione di uno sciopero definito irresponsabile (forse perché riuscito), ma il culmine della loro collera fu raggiunto quando tre umili operai portuali presero la parola sul palco. Quei tre operai che avevano deciso di non delegare più e sono scesi in campo in prima persona l’avevano fatta proprio grossa e non potevano essere protagonisti, non potevano rubare la scena e allora, non potendo resistere a questo ulteriore affronto, i confederali decisero di raccogliere le loro bandiere ed abbandonare la piazza.
Quello è stato il momento della consapevolezza, hanno finalmente capito che le cose erano veramente cambiate e volenti o nolenti avrebbero dovuto fare i conti con i ribelli. Sembra essere ripetitivi, ma, visto che di diritto alla salute e sicurezza sul posto di lavoro, non ne ha mai parlato nessuno , è toccato farlo nuovamente a noi proprio in concomitanza alla tragica morte di due colleghi portuali di Genova. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche, di fronte ad un problema di grave entità, abbiamo proclamato 24 ore di sciopero, abbiamo indetto le assemblee con i lavoratori portando a conoscenza i nostri colleghi di alcune leggi che regolamentavano la sicurezza sul lavoro e ancora oggi lottiamo affinché le stesse vengano applicate e rispettate da tutti.

Tanto lavoro è stato fatto, e tanto ancora si deve fare, quindi non possiamo dire che la missione sia compiuta, ma possiamo ben sperare vista la fiducia dei lavoratori e visto il consenso che abbiamo registrato in più occasioni non solo nella nostra azienda. Tutti presupposti che ci obbligano a dover fare bene. Non vogliamo illudere nessuno, ne tanto meno illudere noi stessi , ma come sempre speranzosi che una Calabria diversa da come ci viene imposta si possa costruire, noi ci mettiamo a disposizione di chi vuole credere in un sindacato alternativo fatto da operai, con l’obbiettivo primario che resta sempre la difesa  dei diritti dei lavoratori.